Lo studio dell’eloquenza

Testo

Plerumque Romani eloquentiae student, ut in foro eluceant. Eorum orationes saepe vehementes sunt, sed non semper accurate compositae. Graeci contra, etiam remoti a rebus forensibus, eloquentiae student, ut apte opera de philosophia et de historiis scribant. Maxima est, exempli gratia, eloquentia in Erodoti Historiis, attamen ille numquam orationes publice habuit. In Thuvydide quoque, tam gratus concentus verborum et locutionum est, ut, mea sententia, etiam suavitatem musicem superet. Tam igitur res eius Historiarum verba illustrant, quam verba res.

Traduzione

Generalmente i Romani si dedicano all’eloquenza, affinchè si distinguano nel foro. Le loro orazioni spesso sono appassionate, ma non sempre costruite elegantemente. Al contrario i Greci, anche lontani dall’attività del foro studiano l’eloquenza, affinchè accuratamente scrivano opere sulla filosofia e sulla storia. Grandissima è l’eloquenza per esempio, nelle storie di Erodoto. Tuttavia egli non ebbe mai delle orazioni in pubblico. Anche in Tucidide è così gradita l’armonia delle parole e delle frasi che, a mio parere, supera anche la dolcezza della musica. Dunque tanto il contenuto delle sue storie da risalto alle parole, quanto le parole danno risalto al contenuto.