Cicerone un politico troppo agitato

Testo

Cicero inter Catilinas, Clodios iactatus Pompeiosque et Crassos, partim manifestos inimicos, partim dubios amicos, dum fluctuatur cum re publica et illam pessum euntem tenet, novissime abductus, nec secundis rebus quietus nec adversarum patiens, quotiens illum ipsum consulatum suum non sine causa sed sine fine laudatum detestatur! Quam flebiles voces exprimit in quadam ad Atticum epistula iam victo patre Pompeio, adhuc filio in Hispania fracta arma refovente! “Quid agam”, inquit, “hic, quaeris? Moror in Tusculano meo semiliber”. Alia deinceps adicit, quibus et priorem aetatem complorat et de praesenti queritur et de futura desperat. Semiliberum se dixit Cicero: at me hercules numquam sapiens in tam humile nomen procedet, numquam semiliber erit, integrae semper libertatis et solidae, solutus et sui iuris et altior ceteris. Quid enim supra eum potest esse qui supra fortunam est?

Traduzione

Marco Cicerone, gettato tra i Catilina, i Clodio, i Pompeio e i Crasso, in parte nemici manifesti, in parte dubbi amici, è sballottato qua e la con la repubblica e la tiene giù mentre quella va, infine allontanato, e non fu tranquillo nella prosperità, ne tenace con gli avversari, Quante volte quello stesso suo consolato tanto stimato non senza causa ma senza una fine lui maledì! Quali flebili voci lui espresse in una lettera ad attico, quando era già vinto Pompeo padre, ancora mentre il figlio rianimava in Spagna le armi spezzate! “Che posso fare allora?” disse ”mi chiedi. Dimoro nella mia villa di Tuscolo semilibero”. Aggiunge altre cose successivamente, con le quali e compiange le età precedenti e si lamenta del presente e si dispera del futuro. Cicerone definisce se stesso semilibero: Ma per ercole(cazzo!! Seneca è proprio incazzato) mai un sapiente arrivò a tale misero nome, mai sarà semilibero, sempre sarà esempio di integra e solida libertà, indipendente e padrone di se e più alto degli altri. Cosa infatti può essere al di sopra di colui che è al di sopra della fortuna?