Meriti e fortuna di Augusto

Nunc paucis verbis Octaviani Augusti laudes dicendas esse arbitror. Attamen etiam dicendum est eum saepe a Fortuna adiutum esse. Nam, quodcumque susceperat, id semper prospere ei eveniebat. Nec silentio praetereundae sunt laudes scriptorum et adulatorum. Quotiescumque enim aliquid, vel (anche se) mediocre, suscepturus erat, semper ei aderat vel scriptor vel poeta, qui rem laudibus efferebat. Nam, ut in proverbiis est, laudibus poetarum semper magna fiunt quae initio parva erant. Supervacaneum nunc est tot poetas enumerare: satis erit Horatii et Vergilii carmina comme- moravisse. Titus Livius quoque, rerum scriptor gravissimus, qui priscae rei publicae laudator erat, Octaviani sapientiam, iustitiam, clementiam, moderationem laudandas putavit. Quapropter, seu (sia che) virtutes eius magnae fuerunt (siano state), seu eas poetae et scriptores amplificaverunt, Augusti famam non praetereundam arbitror.

 Traduzione

Ora ritengo di dover dire (lett.: che siano da dire) con poche parole le lodi di Ottaviano Augusto. Bisogna tuttavia dire anche che spesso egli sia stato aiutato da Fortuna. Infatti, qualunque cosa intraprendeva, gli riusciva sempre bene. Né sono da passare sotto silenzio le lodi di scrittori ed adulatori. Tutte le volte che stava per intraprendere qualcosa anche se modesta, sempre lo sosteneva o uno scrittore o un poeta che esaltava la cosa con lodi. In fatti, come è nei proverbi, con gli elogi dei poeti diventano grandi quelle cose che all’inizio erano piccole.

E’ superfluo ora elencare tanti poeti: sarà sufficiente rammentare i canti di Orazio e Virgilio.  Anche Tito Livio, autorevolissimo scrittore di storie (lett: cose) che lodava (lett: era un lodatore) l’antica repubblica, ritenne di dover lodare la sapienza, giustizia, clemenza e moderazione di Ottaviano. Perciò, sia che i suoi pregi siano stati grandi, sia che li abbiano amplificati i poeti e scrittori, ritengo che non sia da tacere la fama di Augusto.