Un criminale sul trono dei Cesari

Testo

Tiberio Claudio successit Nero, Domitii Aenobarbi et Agrippinae filius, similis Caligulae immanitate morum et animi amentia. Nam criminibus et omnium generum flagitiis Romanum imperium deformavit. Parricidia {assassinii) multa commisit: fratrem Britannicum veneno necavit, uxorem Poppaeam calcibus percussit et interemit, matrem Agrippinam per libertum interfecit; Senecam praeceptorem venenum sumere coegit. In scaena citharoedica veste vel tragica saltabat et cantabat coram populo, quia a plebe et a suis libertis adclamationem accipere avebat. Postremo Romam incendit ad imaginem Troiae ardentis et incendio multas aedes combussit. Post tam taetrum facinus iram indignationemque populi effugere temptavit et Christianos de incendio accusavit. Ob tam multa et tanta scelera senatores Neronem de imperio destituerunt et tyrannus noctu fugit solus et in praedio liberti sui mortem oppetivit.

Traduzione

A Tiberio Claudio successe Nerone, figlio di Domizio Enobarbo ed Agrippina, simile a Caligola per crudeltà dei costumi e follia della mente. Infatti disonorò l’impero romano con crimini e scelleratezze di ogni genere. Commise molti assassini: uccise con il veleno il fratello Britannico, percosse ed uccise a calci la moglie Poppea, fece uccidere da un liberto la madre Agrippina; costrinse il precettore Seneca a prendere il veleno. Sul palcoscenico in veste da citareda o tragica saltava e cantava dinanzi al popolo, perché bramava ricevere l’applauso dalla plebe e dai suoi servi. In ultimo incendiò Roma ad immagine di Troia in fiamme e con un incendio bruciò molte case. Dopo un delitto così tremendo tentò di sfuggire all’ira e l’indignazione del popolo ed accusò dell’incendio i cristiani . Per così tante e gravi scelleratezze i senatori destituirono Nerone dall’impero ed il tiranno fuggì di notte da solo e trovò la morte nel podere di un suo servo.