Due che non vivono di filosofia

Testo

Menedemum et Asclepiadem vitam agere solitos esse in viis Athenarum, philosophiam suos cives docentes traditum est. At multi eos existimabant pigros et parasitas. Nam videbantur nihil laboribus agere ut victum sibi conquirerent. Quod non effugit civitatis magistratus, qui eos convocaverunt ut ex eis quaererent unde sibi victum pararent. Qui, ut demonstrarent se non inertes et pigros esse, a magistratibus petiverunt ut pistrinarius quidam interrogaretur quomodo ipsi apud eum mercedem quotidie mererent.

Ille interrogantes verum non celavit, sed dixit Menedemum et Asclepiadem victum sibi parare, noctu frumentum in pistrino moliendo. Neminem tunc effugit quam mirabile esset in eis studium philosophiae et sapientiae, qui noctu molentes laborarent (faticavano) et interdiu cives suos docerent; quare omnes puduit tam impigros viros desides existimavisse et accusasse.

Traduzione

Si racconta che Menedemo ed Asclepiade erano soliti vivere nelle vie di Atene insegnando la filosofia ai loro concittadini. E molti li ritenevano pigri e parassiti. Infatti sembrava che non facessero alcun lavoro per procacciarsi il cibo. Questa cosa non sfuggì ai magistrati della città che li convocarono per chiedergli donde si procurassero il vitto. Quelli, per dimostrare di non essere inerti e pigri, chiesero ai magistrati che venisse chiesto ad un tal mugnaio in che modo guadagnassero una paga presso di lui.

Egli non nascose la verità agli inquirenti, ma disse che Menedemo ed Asclepiade si procuravano il cibo macinando di notte il frumento nel mulino. A nessuno allora sfuggì quanto fosse mirabile la passione per la filosofia e la scienza in loro che di notte faticavano a macinare e di giorno insegnavano ai loro concittadini; per cui tutti si vergognarono di avere stimato oziosi e di avere accusato uomini così operosi.