Marcello risparmia Siracusa

Marcellus, cum Syracusas vi armisque cepisset, sibi persuaserat non laudi populo Romano fore, si tam claram urbem, quae omnibus Siciliae civitatibus praestabat, deleret lumenque eius exstingueret. Quare aedificiis omnibus, publicis, privatis, sacris, profanis sic pepercit ut non ad urbem expugnandam sed ad eam defendendam venisse videretur. Statuit ergo non plane expoliare urbem, sed solum quae urbi Romae ornamento esse possent deportare. In hac partitione Marcelli victoria non plus populo Romano ornamentorum paravit quam eius humanitas Syracusanis reservavit. Romam quae adportata sunt etiam nunc cernere nobis licet in aede Honori et Virtuti dicata. Nihil in aedibus suis, nihil in hortis, nihil in suburbano posuit; Syracusis, contra, permulta atque egregie facta reliquit.

da Cicerone

Traduzione

Marcello, quando prese Siracusa con la forza e con le armi, si persuase che non sarebbe stato lodevole per il popolo romano distruggere una città così famosa, che superava tutte le città della Sicilia e che ne spegnesse lo splendore. Per questo motivo ebbe così tanto rispetto per tutti gli edifici, pubblici, privati, sacri e profani perché fosse evidente che non era venuto ad espugnare la città, ma a difenderla. Stabilì quindi  di non spogliare completamente la città, ma di portare via solo quelle cose che potessero essere di abbellimento alla città di Roma. In questa distribuzione la vittoria di Marcello non portò al popolo romano più onori di quanto la sua umanità riservò ai Siracusani. Ancora oggi possiamo osservare quelle cose portate a Roma nel tempio dedicato all’Onore ed al Valore. Nulla sistemò nei suoi palazzi, nulla nei giardini, nulla in campagna; lasciò a Siracusa, invece, moltissimi e preziosi oggetti.