Arroganza di un ambasciatore romano

Cum Antiochus, Syriae rex, Ptolemaeum saepe bello lacesseret, Caius Popilius a senatu missus est ut eum a proposito coerceret. Ad quem cum venisset Romanus, ei prompto animo et amicissimo vultu rex dexteram porrexit; ille, contra, invicem suam porrigere noluit, sed ei tabellas, in quibus senatus consultum continebatur, tradidit. Quibus lectis, Antiochus poposcit ut sibi de illa re cum amicis et sociis colloqui liceret. Suspicatus Popilius illum aliquam moram interponere velle, virga locum, in quo rex erat, denotavit et: «Ex hoc circulo te excedere non sinam priusquam responsum dederis, quod ego senatui referam». Tum Antiochus sibi visus est non legatum sed senatum ipsum ante se cernere et statim adfirmavit se obtemperaturum esse nec ultro Ptolemaeum bello lacessiturum. Tunc demum Popilius dexteram eius, tamquam socii, adprehendit.  (da Valerio Massimo)

Poiché Antioco, re di Siria, provocava spesso alla guerra Tolomeo, Caio Popilio fu mandato dal senato per distoglierlo dal proposito. Quando il Romano giunse da lui, il re gli porse la destra con animo favorevole e volto molto amichevole; quello, invece, non volle a sua volta porgere la sua, ma gli consegnò le tavolette nelle quali era contenuta la decisione del senato. Dopo averle lette, Antioco chiese che gli fosse permesso di parlare di quelle cose con gli amici e gli alleati. Popilio sospettando che lui volesse creare un qualche ritardo, con una verga delimitò il posto nel quale era il re e: “Non ti permetterò di uscire fuori da questo cerchio prima che tu mi abbia dato la risposta che riferirò al senato”. Allora Antioco si accorse che dinanzi a lui non vedeva un ambasciatore, ma il senato stesso ed immediatamente affermò che avrebbe obbedito e non avrebbe sfidato oltre Tolomeo alla guerra. Allora soltanto Popilio strinse la sua destra, come ad un alleato.