Corinto e il suo istmo

TESTO

Cum ea parte Graeciae, quae Attica nominatur, cohaeret ingens paeninsula cuius nomen est Peloponnesus, platani folio simillima. Angustus ille trames inter Aegaeum mare et Ionium, per quem cum Megaride cohaeret, Isthmus a Graecis appellatur. In eo templum Neptuni est, apud quod ludi celebrantur Isthmici. Ibidem in ipso Peloponnesi aditu Corinthus est, urbs antiquissima et nobilissima, ex cuius arce – Acrocorinthon eam appellant – duo maria incolae conspicere possunt.

Cum opibus floreret maritimisque valeret copiis, gravia bella cum vicinis gessit. In Corinthi stadio, Titus Quintius Flamininus consul, a quo Macedones victi erant, libertatem omnibus Graecis donavit. Bello Achaico, quod cum Romanis Graeci gesserunt, pulcherrimam urbem, quam Cicero lumen Graeciae appellat, Lucius Mummius consul expugnavit funditusque delevit, multaque signa aenea et aurea, quibus urbs ornata erat, Romam deportavit. Restituit Corinthum Iulius Caesar, qui eo veteranos milites misit.

TRADUZIONE

Con quella parte della Grecia, che viene chiamata Attica, confina una grande penisola il cui nome è Peloponneso, molto simile ad una foglia di platano. Quello stretto passaggio fra il mare Egeo e lo Ionio, per mezzo del quale confina con la Megaride, viene chiamato Istmo dai Greci. Qui c’è un tempio di Nettuno, presso il quale si celebrano i giochi Istmici. Nello stesso luogo, proprio all’entrata nel Peloponneso c’è Corinto, città molto antica e nobile, dalla cui cittadella – che chiamano Acrocorinto – gli abitanti possono ammirare due mari.

Poiché era fiorente negli affari e potente per truppe di mare, condusse gravi guerre con i vicini. Nello stadio di Corinto il console Tito Quinto Flaminino, dal quale erano stati vinti i Macedoni, donò la libertà a tutti i Greci. Durante la guerra con la lega Achea, che i Greci condussero contro i Romani, il console Lucio Mummio espugnò e distrusse dalle fondamenta la bellissima città, che Cicerone chiama Luce della Grecia, e portò a Roma molte insegne di bronzo ed oro, di cui era adorna la città. Giulio Cesare, che vi mandò i soldati veterani, riportò Corinto alla condizione precedente.