Un gravissimo errore strategico

TESTO

Post Cannensem victoriam, Hannibal Romam non petivit, sed in hiberna Capuam concessit. Ibi partem maiorem hiemis in tectis habuit exercitum, tam adversus omnia mala et labores duratum, quam deliciis imperitum atque insuetum. Itaque quos nulla mali vicerat vis, eos perdiderunt nimia bona ac voluptates immodicae, tanto impensius quanto avidius ex insolentia in eas se merserant.

Somnum enim et vinum et epulae et scorta balineaque et otium in dies blandius ita enervaverunt corpora animosque ut magis eos tutaretur fama praeteritarum victoriarum quam praesentes vires. Id Hannibalis peccatum (errore) apud peritos artium militarium maius habetur quam quod (il fatto che) non ex Cannensi acie protinus ad Romam exercitum duxerit: illa enim cunctatio solum tardiorem fecisse victoriam videtur; hic error vires omnino ademisse ad vincendum. Nam optimus quisque fortissimusque miles otio et libidine mollis enervatusque factus est. (da Livio)

TRADUZIONE

Dopo la vittoria di Canne, Annibale non puntò su Roma, ma si ritirò a svernare a Capua. Vi trattenne al coperta, per la maggior parte dell’inverno, l’esercito, tanto temprato contro ogni tipo di disavventura e fatica, quanto inesperto e non abituato ai piaceri. Pertanto il lusso smodato corruppe quelli che nessuna forza ostile aveva sconfitto e in modo tanto più grave, quanto con maggiore intemperanza essi vi si erano immersi.

E infatti, il sonno, il vino, i bagordi, le meretrici, i bagni e l’ozio più piacevole con l’abitudine e col passar dei giorni a tal punto fiaccarono i corpi e gli animi che a proteggerli era più la fama delle trascorse vittorie che le loro effettive ed attuali forze. Questo errore di Annibale viene ritenuto, dagli esperti d’arte militare, più grave del fatto che egli non avesse condotto l’esercito, dal campo di battaglia di Canne, direttamente a Roma: tale indugio, infatti, verosimilmente avrebbe soltanto ritardato la vittoria; questo errore prosciugò completamente le forze per vincere, giacché qualsivoglia soldato, in assoluto il migliore e il più coraggioso, venne infiacchito e reso svogliato dal piacere dell’ozio.