Vae victis!

Traditum est gravissimum fuisse Romae periculum cum Galli, fusis (sbaragliare) Romanorum exercitibus, ex Etruria ad Urbem descendentes, in moenia ingressi sunt (entrare) et arcem (rocca) ipsam Capitolii per multos menses obsederunt. Tunc (Allora) senatum paenituit Camillum in exsilium pepulisse (cacciare). Quare Camillum in Urbem revocavit et eum dictatorem creavit. Sed, dum ille fusas copias cogit (radunare), Romanos et ipsos Gallos longae obsidionis et famis tam pertaesum est ut pacem conciliare statuerint, si Romani pretium mille pondo (libbre) solverent (pagare). Cum autem statera (bilancia) iniqua esset, a Romanis recusata est. Tunc Gallorum dux Brennus tanta ira correptus est (prendere) ut gladium suum addiderit (aggiungere), clamitans «Vae victis (Guai ai vinti)». Sed, dum aurum expenditur (pesare), Camillus cum suis militibus supervenit et iussit Romanos gladios destringere et Gallos aggredi. Deinde, proelio commisso, tanta fuit barbarorum caedes (strage) ut nemo eorum, qui suis cladem (disastro) nuntiare posset, superfuerit.

TRADUZIONE

Si narra che gravissimo fosse il pericolo per Roma quando i Galli, sbaragliati gli eserciti Romani, scendendo dall’Etruria verso Roma, entrarono nelle mura e assediarono la stessa rocca del Campidoglio. Allora il senato si pentì di avere cacciato in esilio Camillo. Perciò richiamò a Roma Camillo e lo nominò dittatore. Ma mentre egli radunava le truppe sconfitte, i Romani e gli stessi Galli disgustati dal lungo assedio e dalla fame stabilirono di negoziare la pace, se i Romani avessero pagato un riscatto di mille libbre (di oro). Poiché la bilancia era truccata venne ricusata dai Romani. Allora il capo dei Galli, Brenno, fu preso da tanta ira da aggiungere la sua spada, gridando: “Guai ai vinti”. Ma, mentre si pesa l’oro, sopraggiunse Camillo con i suoi soldati ed ordinò ai Romani di impugnare le spade ed aggredire i Galli. Quindi, ingaggiata battaglia, fu tale la strage di barbari che nessuno di loro sopravvisse da potere comunicare ai suoi il disastro.