La libertà dello spirito

Unusquisque nostrum servus putandus est non ex (in base a) fortuna sed ex ingenio, quia saepe ii, qui servi sunt, dominos suos ingenio ac doctrina superaverunt. Diogenes, cum a libertate in servitutem decidisset et venisset (da veneo = essere venduto), rogatus ab emptore quid artificii novisset: «Novi» inquit «hominibus liberis imperare». Tunc ille, tam liberam contumaciam (franchezza) demiratus, eum magno pretio emit et statim manumisit. Nec de Aristippo narratiuncula praetermittenda videtur, ad quem homo avarus et indoctus venit et rogavit ut filium philosophia erudiret. Aristippus munus accepit, sed, quia in summa egestate erat, pro  mercede quingentas drachmas postulavit. Tam magno pretio exterritus est homo et exclamavit: «Minore impensa mancipium unum emere possum». Cui philosophus: «Eme igitur et duos servos domi habebis».

TRADUZIONE

Ognuno di noi deve essere giudicato schiavo non in base alla fortuna, ma in base all’ingegno, perché coloro che sono servi spesso sono superiori ai loro padroni per conoscenza ed ingegno. Diogene, quando dalla libertà cadde in schiavitù e fu venduto, interrogato dal compratore su quali stratagemmi conoscesse disse: “So comandare agli uomini liberi”. Allora quello, ammirando tale libera franchezza, lo comprò ad alto prezzo e subito lo affrancò.  E non sembra da tralasciare la storiella su Aristippo, al quale si rivolse un uomo avaro ed ignorante e gli chiese di erudire il figlio in filosofia. Aristippo accettò l’incarico, ma, poiché si trovava in grandissima necessità, chiese come compenso cinquanta dracme. L’uomo fu spaventato da un prezzo così grande ed esclamò: “Posso comprare uno schiavo con minore spesa”. Ed a lui il filosofo: “