TRADUZIONE
Nella seconda guerra Punica i Romani di ogni ceto conferirono all’esausto erario i loro beni affinché non mancasse il sostegno alla difesa della patria. I padroni si astennero anche dall’esigere da Sempronio Gracco i risarcimenti dei loro servi che il console aveva affrancato per la famosa battaglia presso Benevento. Negli accampamenti non un cavaliere, non un centurione fece menzione della paga dovutagli: uomini e donne offrirono qualunque cosa avessero di oro o di argento. Allo stesso modo i fanciulli offrirono cose insigni della loro nobiltà per sopportare la difficoltà del momento. Nessuno volle usufruire del beneficio del senato che aveva sollevato i veterani dall’onere dei tributi. Erano infatti memori dell’esempio famosissimo delle matrone che, quando era stata conquistata Veio, avevano offerto i propri gioielli all’erario affinché venisse inviato ad Apollo Delfico l’oro che Camillo aveva offerto in voto, poiché comprarlo non era nei mezzi del Senato. E similmente ricordavano le mille libbre di oro, che erano stati promesse ai Galli per l’assedio del Campidoglio, soddisfatte dalla devozione delle matrone.