TRADUZIONE
Milziade, dopo aver compiuto numerose e famose imprese, venne condannato all’esilio dai concittadini. Infatti gli Ateniesi, a causa della tirannide di Pisistrato, che era avvenuta pochi anni prima, temevano i personalismi di tutti i propri concittadini. Milziade, assai portato al comando e alle cariche pubbliche non sembrava poter rimanere come privato cittadino, soprattutto parendo spinto per abitudine alla brama di potere. Infatti per tutti quegli anni che aveva abitato nel Chersoneso aveva tenuto un ininterrotto dominio ed era stato chiamato tiranno, ma legittimo. Non l’aveva infatti ottenuto con la forza ma per libero volere dei suoi sostenitori e tale potere aveva mantenuto con la sua onestà. Tuttavia sono definiti e ritenuti tiranni tutti quelli che hanno un potere continuato, in quelle città che è abituata alla libertà. Perciò il popolo accusò Milziade di aspirazione al regno e lo condannò a dieci anni di esilio. Infatti preferì punirlo senza colpa piuttosto che starsene più a lungo nella paura di una tirannia. Presto tuttavia gli Ateniesi si pentirono di ciò e Milziade fu richiamato in patria.