Cicerone e l’assemblearismo

O morem praeclarum disciplinamque egregiam a maioribus nostris acceptam, qua res publica nostra regitur! Nullam enim nostri sapientissimi et sanctissimi (venerabilissimi) maiores vim continuam in re publica esse voluerunt. In Graecia, contra, nunc omnes civitates contione plebis in theatro sedentis cum temeritate (sconsideratamente) administrantur. Itaque vetus illa et praeclara Graecia, quae quondam opibus, imperio, gloria, litteris floruit, concidisse videtur effrenata libertate atque licentia contionum. Cum in theatro imperiti homines, rerum omnium rudes ignarique, considunt, tum bella inutilia atque iniqua suscipiunt, tum seditiosos homines rei publicae praeficiunt, tum optime meritos cives, invidia et temeritate moti, e civitate eiciunt. Si haec non solum in Graecia accidunt, quae in Phrygia aut in Mysia, inter gentes barbaras contionum moderatio esse potest?  da Cicerone

TRADUZIONE

O splendida tradizione e disciplina quella che abbiamo ricevuto dai nostri antenati, che governa la nostra repubblica! Infatti i nostri antenati tanto saggi e venerabili non vollero che nella repubblica ci fosse un potere perenne. In Grecia, al contrario, ora tutte le cittadinanze sono amministrate sconsideratamente dall’assemblea del popolo che siede  in teatro. Così quella antica e illustre Grecia, che fiorì un tempo per le opere, l’autorevolezza, la gloria e per le lettere, sembra crollata per la sfrenata libertà e anche per l’arbitrio delle assemblee. Quando uomini inesperti, rozzi ed ignoranti di ogni cosa siedono in teatro, ora sostengono inutili guerre ed iniquità, ora mettono a capo dello stato uomini faziosi, ora, mossi da invidia e sconsideratezza cacciano dalla città concittadini altamente meritevoli. Se queste cose accadono non solamente in Grecia, quale può essere la moderazione delle assemblee in Frigia o in Misia, fra le genti barbare?