L’oracolo di Giove Ammone in Egitto (pag. 366)

Incolae nemoris (dell’oasi), quos Hammonios vocant, in dispersis tuguriis habitant: medium nemus pro arce habent, triplici muro circumdatum. Prima munitio (cinta) tyrannorum veterem regiam clausit: in proxima coniuges eorum cum liberis et paelicibus habitant; ultima munimenta satellitum armigerorum sedes sunt. Id (L’oggetto) quod pro deo colitur, non eandem effigiem habet, qua artifices deos fingunt: umbilico (ad un disco) similis est habitus (figura). Hunc, cum responsum petitur, navigio aurato gestant sacerdotes, ornato multis argenteis pateris ab utroque latere pendentibus. Sequuntur matronae virginesque, patrio ore inconditum carmen canentes, quo propitiari deum credunt ut certum oraculum edat. Hoc oraculum etiam ab Alexandro consultum est, ut de sua origine (quam vulgus divinam esse praedicabat) certior fieret.

TRADUZIONE

Gli abitanti dell’oasi, che chiamano Ammonii, abitano in capanne sparpagliate: in mezzo hanno un bosco come baluardo, circondato da un triplice muro. La prima cinta racchiude la vecchia reggia dei tiranni: nella successiva abitano le loro mogli con i figli e le concubine; le ultime fortificazioni sono le sedi delle guardie e dei soldati. L’oggetto che è venerato come un dio, non ha la stessa forma con la quale gli artisti rappresentano gli dei: la figura è simile a un disco. Quando viene chiesto un responso, i sacerdoti lo trasportano su una barca d’oro, ornata di molte tazze di argento che pendono da entrambi i lati. Seguono le matrone e le vergini, che cantano un canto scomposto secondo il costume avito con il quale credono di ingraziarsi il dio affinché emetta un responso certo. Questo oracolo fu consultato anche da Alessandro, per accertarsi della propria origine (che il popolo diceva esser divina).