Meglio dimenticare certe cose (pag. 366)

Apud Graecos incredibilis consilii atque ingenii fuisse Themistocles Atheniensis dicitur. De quo mihi venit in mentem praeclarae illius vocis (frase) qua respondit, cum olim ad eum accessisset homo quidam, magna quidem doctrina sed magna etiam animi levitate, qui ei artem memoriae, quae in Graecia tum plurimi existimabatur, pollicitus est. Cum Themistocles quaesivisset quid utilitatis illa ars afferre posset, respondit ille doctor eam efficere ut homines, qui eam consecuti essent, omnia semper meminisse possent. Tunc ei respondit Themistocles: «Multo mihi gratius facies, si me docueris oblivisci potius quam meminisse ea quae recordari non velim». Quantum sapientiae in his verbis! Quam acris ingenii fuit ille homo! Quam potens et intellegens eius mens! Nam intellexit nihil ex animo nostro, quod semel sit infusum, umquam effluere posse, etiam cum (anche quando) optabilius esset nobis oblivisci quam meminisse. Arbitrabatur enim multas esse vel iniurias vel contumelias, quarum oblivisci utilius homini esset, multasque etiam res adversas quarum reminisci pergrave est. Pluris enim a sapiente existimatur iniuriarum et rerum adversarum oblivio quam memoria, neque ullius interest «infandum renovare dolorem» veterum casuum, ut ait Vergilius poeta.  da Cicerone

TRADUZIONE

Presso i greci si dice che l’ateniese Temistocle avesse incredibile buon senso e intelligenza. Riguardo a ciò mi viene in mente la sua famosissima frase,  con la quale rispose quando una volta gli si avvicinò un tizio – di grande cultura ma anche di grande superficialità – che gli garantì l’arte della memoria, che a quel tempo, in Grecia, aveva grande valore. Poiché Temistocle chiese quale utilità quella arte poteva dare, quel maestro rispose che quella faceva sì che gli uomini che l’avessero conseguita potessero sempre ricordare ogni cosa. Allora Temistocle gli rispose: “Mi renderesti molto più grato se mi insegnassi a dimenticare piuttosto che ricordare ciò che non vorrei ricordare”. Quanta saggezza in queste parole! Di quanto acuto ingegno quell’uomo fu! Quanto potente ed intelligente la sua mente! Comprese infatti che nulla, una volta entrato nel nostro animo potesse mai uscirne anche quando sarebbe più desiderabile per noi dimenticare che ricordare. Riteneva anche che molti siano gli oltraggi oppure i torti che sarebbe più utile all’uomo dimenticare ed anche molte le avversità delle quali il ricordare è cosa molto gravosa. Infatti dal sapiente viene valutato di più l’oblio delle offese e delle avversità, piuttosto che il ricordo e a nessuno interessa “rinnovare il dolore inesprimibile” delle disgrazie passate, come dice il poeta Virgilio.